DALLA PREFAZIONE AGLI ATTI DI PIANETA POESIA n° 1
Pianeta Poesia rappresenta da oltre dieci anni un momento d’incontro per la cittadinanza interessata alla diffusione e all’approfondimento di tanti e vari aspetti della letteratura contemporanea, privilegiando ovviamente la dimensione toscana e, in particolare, fiorentina; un’attività che si è sviluppata su più fronti e che ha visto la produttiva collaborazione, sia in fase di promozione che di realizzazione, del Comune di Firenze. Le iniziative di Pianeta Poesia sono rilevanti tanto per gli scopi che il suo ideatore (Franco Manescalchi) ed i suoi collaboratori hanno perseguito, quanto per i risultati che hanno conseguito.
Pianeta Poesia si contraddistingue, all’interno delle attività culturali che si svolgono in area fiorentina, anche per l’alto profilo dei temi trattati e per l’indiscusso valore dei suoi promotori e dei suoi ospiti. L’attività poetica militante è il motore della letteratura perché ciò che oggi è novità domani potrà diventare un classico, perché il fare poesia attiva (sia a livello individuale del singolo poeta che a livello sociale) meccanismi psicologici e processi conoscitivi che rappresentano il miglior propellente per la poesia del futuro: infatti il fare poesia è il miglior strumento ed il più coinvolgente mezzo anche per avvicinare il pensiero e le opere dei grandi scrittori del passato.
A questo riguardo l’opera di Pianeta Poesia è veramente imprescindibile per l’avanzamento degli studi sulla letteratura contemporanea italiana (ma fiorentina in special modo) in quanto in essa si mescolano sapientemente l’attività letteraria militante, la critica storiografica e l’approfondimento tematico. È sufficiente scorrere l’indice che segue per capire la varietà ed al tempo stesso l’uniformità d’intenti dei contributi al presente volume: si va dalla letteratura classica all’approccio allo studio dei grandi poeti, all’interreIazioni tra antropologia, sociologia e psicologia, religione e poesia ai nuovi linguaggi multimediali.
Infatti uno degli elementi, soltanto apparentemente estrinseco, che si deve porre all’attenzione dei lettori è sicuramente il fatto che gli incontri di Pianeta Poesia hanno sempre richiamato l’attenzione di un vasto pubblico fatto non soltanto di poeti affermati ma anche, ed è ciò che più conta per l’amministrazione comunale, di una consistente parte della cittadinanza interessata alle manifestazioni culturali. Pianeta Poesia, in altri termini, è stato capace di avvicinare un sempre più nutrito numero di cittadini alla poesia, di diffondere la passione per la letteratura tra i giovani e non solo tra essi.
Le attività di Pianeta Poesia sono numerose, si va da convegni a seminari, ad incontri e laboratori attivando cioè la forma di interrelazione più consona al tema via via affrontato. La dimensione pubblica ed i benefici sociali di queste iniziative sono difficilmente circoscrivibili nelle poche righe di un’introduzione possiamo però senz’altro affermare che esse riescono a canalizzare in azioni e creazioni positive le energie e la voglia di socializzare attraverso la cultura di una fetta consistente della cittadinanza.
La pubblicazione che qui presentiamo è quindi frutto e testimonianza della decennale attività di Pianeta Poesia e della fattiva collaborazione col Comune di Firenze.
Simone Siliani
Assessore alla Cultura del Comune di Firenze
SULLA ANIMAZIONE CULTURALE (PIANETA POESIA)
Da Paideia, Quaderni di poesia, Anno XVI n° 37-38
Nell’accurata Premessa, Franco Manescalchi – Presidente dell’Associazione Novecento Poesia, Centro di studi e documentazione di Firenze – ricostruisce gli esordi di questo luminoso movimento culturale fiorentino, definito di “volontariato per la promozione della letteratura e dell’arte”. Manescalchi ricorda come l’associazione, fondata nel 1991 ed intitolata al grande Poliziano, si fregiasse dell’appellativo di “Accademia”; quindi, a partire dal 1996, prese il nome di “Novecento – Libera cattedra di poesia”. Solo nel 2000 si passò all’attuale denominazione.
Invero, poco o nulla hanno di “accademico” le brillanti – e, direi, uniche nel panorama culturale europeo – iniziative di “Pianeta Poesia”, che, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze e con la Direzione della Biblioteca Nazionale Centrale, continuano a celebrarsi presso il glorioso Centro Giubbe Rosse e la sede di Poetinstudio (Studio Giovanna Ugolini), ed inoltre nella Biblioteca Marucelliana, nell’Accademia Musicale di Firenze, nella Galleria Pio Fedi Polistampa, e, infine, presso le Librerie LibriLiberi, Martelli, Edison, Chiari e Seeber Melbookstore.
La documentazione relativa al fittissimo Programma del triennio 2004/2006 contempla, tra l’altro, l’appuntamento alle Giubbe Rosse dedicato alla poesia dello scrivente – una serata rimasta indimenticabile -, con gli interventi di Mariella Bettarini, Franco Manescalchi, Giuseppe Panella e Liliana Ugolini. La prima Sezione del volume, “Incontri in Libreria” a cura di Mariagrazia Carraroli, si apre con l’evento svoltosi nella Libreria Libriliberi il 28 ottobre 2004. Protagonista della serata fu nientemeno che… Vladimir V. Majakovskij (1893-1930), con la sua luminosa poesia che si nutrì delle stesse lacerazioni provocate dalla sua oscura tragedia esistenziale. La serata, estremamente stimolante – a cui presero parte Luciano Fusi e Giacomo Lemmetti – si sforzò di penetrare “nel mondo poetico di Majakovskij per scoprirne le ombre, nella consapevolezza che l’ombra è necessaria alla luce, anzi l’esalta”. I successivi appuntamenti videro come protagonisti autori quali Kiki Franceschi, Ivo Guasti, Laura Maria Gabrielleschi, Alessandra Serenari, Patrizia Fanelli, Anna Vincitorio, Alma Borgini, Salvatore Martino, Anna Maria Guidi, Giuseppe Panella, Giorgio Mazzanti, Giancarlo Bianchi e Patrizia Pallotta.
Ampio spazio è dedicato al Convegno “Per / formare la vita”, svoltosi il 19 marzo 2005, dedicato ai “14 Anni di un Laboratorio”. Il riferimento, sottinteso nel titolo del Convegno, è al “Laboratorio di Poesia performativa multimediale”, ideato dal poliedrico e volitivo Franco Manescalchi. Il Laboratorio fu condotto, per Pianeta Poesia, da Massimo Mori nel periodo 1992-1994, e da Liliana Ugolini dal 1994 al 2006. Numerosi i poeti, artisti e studiosi invitati a dare il loro contributo di memorie, testimonianze e idee, nell’ambito delle esperienze maturate all’interno del Laboratorio. La pubblicazione degli Atti riporta, tra i vari interventi, quelli di Massimo Mori, Franco Manescalchi, Liliana Ugolini, Giovanni Amodio, Roberto Balò, Lorenzo Capanni, Alessandro Bencistà, Tomaso Binga, Gianni Broi, Giorgio Fiume, Giovanni Fontana, Giovanna Fozzer, Kiki Franceschi, Patrizia Landi, Rosaria Lo Russo, Gabriella Maleti, Laura Manescalchi, Angelo Merante, Enzo Minarelli, Maria Pia Moschini, Beppe Piano, Daniela Rossi, Elena Salvini Pierallini, Eugenia Serafini, Serena Stefani, Giovanna e Liliana Ugolini, Ivano Vitali, Piero Viti, Vito Zagarrio.
È impossibile, naturalmente, riportare in questa sede quanto esposto da ogni singolo relatore, ci limitiamo pertanto a sintetizzare alcuni concetti-base, che riteniamo particolarmente significativi, utili a dare un’idea della validità e vitalità di quelle sperimentazioni. Ecco le dichiarazioni congiunte, ad esempio, di Roberto Balò e Lorenzo Capanni:
“Si arriva alla poesia performativa perché si cerca un confronto con un pubblico che non è solo quello dei lettori. La poesia performativa apre indubbiamente nuove vie all’espressione, rivelandosi al contempo il modo migliore per avere un feedback immediato. Il testo stampato non ha lo stesso ritorno, né la rapidità, né il modo.”
A sua volta, puntualizzò Angelo Merante:
“L’evoluzione della poesia, nell’arco di tempo compreso fra la seconda metà dell’Ottocento e oggi, è riassumibile in una sequenza di frantumazioni, dirette a nuclei compositivi via via più piccoli e densi: aneddoto, frammento, verso, parola, lettera, fonema. In un passato ancora recente, con il contributo decisivo delle avanguardie, le lettere e i fonemi tratti dalla scissione delle parole sono stati la base per un rinnovamento della poesia (anche nel senso di averla avvicinata a una fusione tra i generi: grafico, visivo, sonoro, materico e altro). Tuttavia, è da rilevare che le poetiche centrate su lettere e fonemi trovarono il proprio limite nei loro stessi elementi costitutivi, nella totale identificazione con essi.”
Nella Relazione riguardante l’attività svolta nel periodo Ottobre 2004 – Giugno 2006, nell’ambito del Laboratorio di Poesia performativa e multimediale, Liliana Ugolini passa in rassegna prerogative e significati delle performance messe in atto: il riciclaggio naturale, ovvero l’intreccio di fili di Ivano Vitali; l’espansione-espressione del segno, con le susseguenti unioni di emozioni, invenzioni, vissuto, visioni (e visionarietà) in Kiki Franceschi; le verità nascoste, non-dette e non-viste di Gallingani & Associati; la regia geometrica e surreale, mista ad una rarefazione gotica che si traduce nella leggerezza dello scrivere, in Maria Pia Moschini; il forte impatto emotivo, nella sua eleganza ed essenzialità, di Paolo Guglielmo Conti; l’arte come “campo aperto” di Emilio e Franca Morandi; l’ironia sovvertitrice adoperando oggetti e costumi minimali, di Carla Bertola e Alberto Vitacchio; infine, il pathos che può scaturire dalla sollecitazione e dalla fusione di poesia, favola, immagine e caricatura gestuale in una simultanea commistione, o incontro-confronto per-formativo, di testi e installazioni di Mariella Bettarini, Gabriella Maleti, Maria Pia Moschini, Giovanna Ugolini e Liliana Ugolini.
Giovanni Commare, nella Sezione “Incontro con poeti in Studio e la piccola editoria”, analizza il nutrito ciclo di iniziative, ideato sempre da Franco Manescalchi e finalizzato a “favorire il rapporto tra arti diverse e facendo incontrare poeti e scrittori negli studi di pittori”, secondo quanto annunciato dal Presidente. Gli incontri tra scrittori ed artisti ebbero luogo nello Studio privato di Giovanna Ugolini e si svolsero tra l’ottobre 2004 e lo stesso mese dell’anno successivo. A partire da novembre 2005 fino ad aprile 2006, partì una nuova e diversa serie di appuntamenti con la piccola editoria di qualità: Edizioni Gazebo (Firenze), di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti; Edizioni Joker (Novi Ligure – Al), di Mauro Ferrari e Sandro Montalto; Edizioni l’Obliquo (Brescia), di Giorgio Bertelli; Edizioni Lietocolle (Faloppio – Como), di Diana Battaggia e Michelangelo Camilliti.
Nei capitoli successivi, si alternano studi critici di Franco Manescalchi (su Giovanna Ugolini e Clotilde Vesco) con altri di Giuseppe Panella (su Ivo Guasti, Anna Maria Guidi, Innocenza Scerrotta Samà, Patrizia Pallotta, Nadia Cavalera e Mariagrazia Carraroli). Particolarmente coinvolgente e completa la trattazione introduttiva di Panella agli autori citati, che prende l’avvio da una dichiarazione di Th. S. Eliot per sviluppare riflessioni su “forma e oscurità poetica”.
Il voluminoso dossier sulla poesia degli inizi del Terzo Millennio non finisce qui: altri due importanti capitoli toccano problematiche che hanno sempre infiammato la critica: il primo s’intitola “Poesia, religiosità e religione” (con interventi di Chiara Vitale, Maria Teresa De Chiara Simoncini, Mario Sodi); il secondo “Poesia fra lingua e dialetto” (con scritti di Mario Sodi e Giovanna Fozzer).
In conclusione, una sintesi degli autorevoli interventi nel corso del Convegno sul fondamentale volume di Franco Manescalchi: “La Città scritta, da Quartiere alle Giubbe Rosse. La cultura della Poesia a Firenze, 1955-2005” (Edifir, 2005, pp. 528). La serata, svoltasi nella Biblioteca Centrale di Firenze l’11 aprile 2006, vide come protagonisti, oltre all’autore, Giorgio Luti, Giuseppe Panella, Giuseppe Baldassarre e Leandro Piantini. Relatrice e coordinatrice Alberta Bigagli.
Giorgio Luti chiarì che “per la prima volta ci troviamo di fronte alla storia della nostra tradizione poetica contemporanea, cioè a dire degli ultimi cinquant’anni di poesia a Firenze. Nessuno mai si era azzardato […], invece Manescalchi, che è conoscitore profondo del nostro Novecento e dell’esperienza poetica del Novecento era l’unico che potesse farlo e qui la città scritta è veramente la città scritta, qui veramente tutte le grandi esperienze, tutte quante le esperienze, grandi, piccole, più grandi, meno grandi che hanno attraversato i nostri ultimi 50 anni sono presenti. […] Qui ci sono dentro tutti: ripeto, Parronchi, Luzi, Montale, ma non è questo che conta, quanto invece la capacità di penetrare nel meccanismo sotterraneo, segreto, che sta dietro al complesso dell’attività cittadina. Il grande pregio di questo libro è quello di essere riuscito a darci con grande garbo e con grande misura, che non era facile, il senso della nostra vita culturale, cittadina dal punto di vista della poesia.”
Francesco De Napoli
UN SALUTO ALLE GIUBBE ROSSE DI FIORENZO SMALZI
Da Florum miscellanea di scienze umane, a cura dell’Accademia in Europa di Studi Superiori XI, 2 agosto 2009, Roma
Siamo ad un passaggio di gestione e le “Giubbe Rosse” nel cuore dei Fiorentini risuonano di silenzio. Un velo di mistero accompagna il passaggio e sul sito delle Giubbe sono evidenti inesattezze e dimenticanze in sobbalzi di vuoto. Come si riempiranno i bei locali interni ed esterni, ospiteranno ancora voci poetiche, corpi in movimento, poesia sonora, video, sperimentazioni e libri e riviste e piccoli convegni? Ci riuniremo domenica prossima cioè domani 15/3/2009 durante il periodo che in anni passati ha visto manifestazioni con performer internazionali nel Festival a + Voci diretto da Massimo Mori durante le Giornate della Poesia volute dall’Unesco dove è stata ospite, fra gli altri, anche Eugenia Serafini. Ci saremo quelli che si interessano di cultura e che lì hanno operato per sapere se lo spazio (fra i tanti spazi gratis tolti alla cultura) ci sarà ancora. Forse per guardarci l’un altro, per commentare e scuotere la testa per dirci che così non va oppure ci daranno la bella notizia che tutto continuerà come prima? Questo il clima intorno al fatidico 15 marzo 2009. Mi è stato richiesto da Eugenia Serafini di scrivere su questo locale per la rivista da lei diretta «Folium» e desidero partire da qui, da questa sospensione per decisioni che non ci competono, pare. Locale amato o odiato a Firenze,che ha le sue origini alla fine dell’800 primo Caffè affacciato sulla piazza nuova sorta al posto del mercato vecchio e “a vita nuova restituita” la piazza fra gli improperi dei fiorentini colti che l’hanno sempre considerata uno scempio al colmo del quale fu detto da Antonio Viviani “che ce n’era abbastanza per far diventare futurista anche Sant’Antonio”.
I proprietari che per primi aprirono sulla Piazza Nuova intitolata a Vittorio Emanuele II ora Piazza della Repubblica, erano tedeschi, i fratelli Reininghaus, fabbricanti di birra e avevano portato le giubbe rosse dal loro paese, indossate dai camerieri. Per i fiorentini sbrigativi il loro nome impegnativo fu sostituito subito dal caffè delle Giubbe Rosse e così è rimasto. Da subito fu luogo di lettura perché qui si potevano trovare i giornali italiani e internazionali ma fu dal 1913 che la sala interna divenne la sede fissa del Gruppo di “Lacerba” e quindi dei futuristi che da qui tentavano di svegliare l’Italia sonnacchiosa. Qui, fra gli altri, Palazzeschi incontrò Papini futurista ante luterani. Iniziarono le diatribe tra i Gruppi con voli di ceffoni fra Boccioni, Soffici, Prezzolini. Volarono anche tavoli e bicchieri e posso dire io che da 16 anni conduco programmi di poesia multimediale a Firenze e da cinque anni alle Giubbe Rosse che avvenimenti simili si sono verificati anche di recente per fortuna a parole che sono volate alte e basse da sostenitori o contestatori. E’ sempre il nuovo che travolge per poi divenire accettato fino alla prossima diatriba. Poi come facevano già i poeti ai primi del 900 all’uscita dal Caffè si mescolano fra la folla portando le loro convinzioni fino alla prossima volta per ritornare vivaci e polemici sui tavolini del Caffè. Passa il tempo, gli avvenimenti cambiano e cambiano le idee e i bollenti spiriti. La guerra cambiò veramente tutto e di conseguenza anche il caffè rientrò in una normalità di frequentatori delusi e nostalgici. Con il Gruppo di ” Solaria” si scelse il silenzio, fuori dai parametri chiassosi e si faceva cultura. 1 Grandi che sono passati di qui sono tanti e prestigiosi e non li elenco. Qui si è fatta la storia di buona parte della cultura italiana fino a Montale e a Luzi ed oltre. Nel periodo fascista le giubbe che i camerieri indossavano erano bianche per un poco fino a diventare rosse dopo la guerra. Nel ’37 gli intellettuali “pericolosi” furono allontanati (fu l’epoca del cambio delle Giubbe): fino al “44” il Caffè era considerato “angolino da ripulire”. Dal 45 al 47 fu sequestrato dal Quartiere Generale Americano con grande disappunto dell’allora proprietario Gino Pini. Il caffè riaprì al pubblico nel ’47. I camerieri indossavano le Giubbe Rosse e i frequentatori vecchi e nuovi tornarono nuovamente a sedersi alle Giubbe Rosse come superstiti. Il caffè aveva perso il ruolo di centralità e decadde fino al 91. Alla nuova gestione degli Smalzi fu deciso di dare al Caffè il ruolo e l’immagine che meritava come scambio culturale e circolazione di idee.
E con l’impegno ci sono riusciti grazie all’apporto di Massimo Mori direttore della sezione letteraria degli ultimi 20 anni, da Franco Manescalchi col suo succedersi di autori facenti capo a Pianeta Poesia che prevede un settore multimediale da me diretto, alle presentazioni dei libri editi dal Gazebo di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti, ai Festival A+Voci diretti da Massimo Mori e tanto altro organizzato da Fiorenzo Smalzi stesso e dai suoi fratelli. Ci sono stati convegni, riunioni di filosofi, la collaborazone dell’Istituto Francese. Ora siamo tornati in un limbo di non conoscenza del futuro. Ma questo caffè che è nella mente dei fiorentini per la sua storia e per le personalità della cultura che da qui sono passate, non può non proseguire il suo cammino particolare. Questo ci auguriamo mentre domani saremo tutti lì a domandare e domandarci se si può credere che un luogo possa avere già acquisito una sua più vasta natura e connotazione fuori da ogni valenza commerciale.
Liliana Ugolini